Come dono messaggi in bottiglia

Angelo Sano Di PietroNelle aree del mondo dove più forte è l’influsso della cultura occidentale, grande rilievo ha la festa del Natale.

Siamo consapevoli della sua ambiguità, perché da tempo l’aspetto religioso è sovrastato e spesso escluso da quello consumistico, per quanto a sua volta oggi in difficoltà. A ciò si aggiunge un ulteriore occultamento, che assume proprio la realtà multireligiosa come alibi: come se il rispetto per la fede altrui richiedesse l’annullamento del segno visibile della propria, e non invece la capacità di vedere in esso anche ciò di cui gli altri sono portatori. Ma poiché il senso di queste nostre pagine è invece proprio questo, ci sia concessa una breve riflessione.

 

Se nel Natale si rende visibile l’Incarnazione, il suo annuncio non può recare offesa a nessuna via spirituale, né ad alcuna religione in cui la luce divina si sia in altro modo manifestata. Esso infatti richiama ciascuno a quel che ogni religione custodisce, affidandolo a ogni nuovo nato. Detto in termini del tutto laici, gli rammemora che il suo venire al mondo non è assimilabile alla produzione di alcun oggetto, ma piuttosto all’apertura nella quale è il mondo stesso a offrirsi.

Nello sguardo che si apre di un bambino il cielo e la terra si rinnovano; in quello sguardo risplende la certezza che ogni cosa è Vita. Rammemorano, le religioni, quel che si tende a dimenticare accedendo al disincanto della condizione adulta, e tanto più di questa che, non sapendo quel che si dice, si continua a considerare l’età adulta dell’umanità.

 

Più che inviare auguri vorremmo dunque fare dono di un impegno: che queste nostre pagine, piccoli messaggi in bottiglia affidati all’immenso mare mediatico, sempre più siano segnali che rammemorano l’ancor più grande Mistero in cui siamo immersi e che attraverso noi si manifesta.

Preghiamo chi li riceve, e si scopre in sintonia con essi, di ricambiare il dono inviandoli a sua volta ad altri.

 

Tra i segnali che inviamo, questa volta troverete: un delicato ma profondo racconto natalizio che viene dall’India, dall’ashram di Saccidananda, testimonianza dell’incontro dell’annuncio cristiano con la spiritualità hindū e buddhista; la prefazione di un libro che finalmente e proprio ora vede la luce, frutto di un convegno su Raimon Panikkar che realizzammo due anni fa ad Assisi: un libro che costituisce un importante fondamento per questo nostro percorso; e poi l’appello di un’associazione interculturale impegnata nella solidarietà internazionale; infine l’annuncio della Festa dei Popoli della Diocesi di Torino.

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