L’inedita proclamazione congiunta della santità dei due Papi è senz’altro un evento degno di assurgere tra i segni dei tempi. Pare cioè indicare che proprio le acque difficili nelle quali alla barca di Pietro è dato navigare racchiudano un tesoro spirituale d’incomparabile valore. Sia consentito socchiuderne lo scrigno.
Se è vero che ciò con cui da secoli la Chiesa deve fare i conti, seguita ora da tutte le religioni, è l’immane processo di secolarizzazione, può essere stato lecito pensare, come si è fatto a lungo, che il solo atteggiamento consono fosse la resistenza: cioè resistere a una corrente devastante che minaccia l’esistenza stessa di una società cristiana, come oggi minaccia, si può senz’altro aggiungere, quella di una società islamica o hindū. Viene però un momento in cui quello sforzo, pur attingendo alle energie profonde della spiritualità dei popoli, appare compromesso dall’inevitabile implicazione sul piano del potere.
Particolarmente lacerante è questa consapevolezza nella religione fondata sulla Croce, che sorge da un originario drammatico distacco dalla sacralizzazione del potere più o meno sempre intrinseca alle società tradizionali; e se poi proprio il Cristianesimo ha per secoli risacralizzato l’ordine sociale, nondimeno la Croce è rimasta segno di contraddizione. Cristo è il Signore della storia, ma il suo Regno non è di questo mondo. Questa verità ha contribuito a generare la Modernità stessa.
Quest’ultima rappresenta indubbiamente un fatto nuovo, per quanto le sue premesse siano già nel mondo antico: una società non più bisognosa di un fondamento religioso, ma anzi più o meno radicalmente incline a negarlo. In quanto religione, il Cristianesimo non può non avvertire il pericolo estremo; ma in quanto le sue radici sono nell’esperienza della Croce, è rinviato a esse, al rinnovarsi del suo evento costitutivo. Non è l’inviolabilità del Tempio a garantire che la corrente della storia, col suo carico di efferatezze, sia contenuta entro argini sicuri; ma il Figlio dell’Uomo ad attrarne su di sé la violenza, al fine di trasformarla e mutarne il corso.
In questa luce la via che si è aperta, del riconoscimento della verità delle altre religioni, è all’insegna di un comune destino. Si può vederle insieme sulla Croce, ma anche nella Resurrezione.