Raramente come di fronte alla proposta di legge Cirinnà l’opinione pubblica italiana, anzi la coscienza profonda del Paese, è stata posta di fronte a una scelta così grave e impegnativa.
Non ci permettiamo certo di mettere in dubbio la buona fede di tanti, che davvero pensano che a essere in gioco siano i diritti delle persone omosessuali. Sappiamo bene come su queste ultime abbia per lo più gravato un pesante pregiudizio, giustificando atti di intolleranza che la coscienza morale non può in nessun modo accettare. Al di là di qualsiasi altra considerazione, le persone omosessuali sono innanzitutto persone, a cui si deve in quanto tali rispetto e accoglienza fraterna, oltre che ogni genere di legittima tutela.
Detto ciò, riteniamo però doveroso chiedere che si dia ascolto a ciò che tanti avvertono con crescente chiarezza: che la spinta a equiparare l’unione omosessuale al matrimonio, con l’ovvia conseguenza della possibilità di adottare figli, non risponde in realtà al bisogno di riconoscere diritti negati, bensì a tutt’altro, che sfugge a un’immediata comprensione. Il matrimonio, la famiglia e l’educazione sono già da tempo in crisi per il venir meno dei tradizionali valori comunitari, sostituiti dall’individualismo e dall’edonismo tipici della società consumistica. Ora una nuova ideologia, più sottilmente distruttiva di altre del passato, pare voler ridurre ogni aspetto della vita all’arbitrio dei singoli, senza alcun rispetto per quei diritti che più di ogni altro andrebbero tutelati: cioè quelli dei bambini. I quali, attraverso l’abominevole sistema dell’utero in affitto, che comporta l’umiliante asservimento di donne povere, vengono addirittura posti sul mercato come libero oggetto di compravendita.
Vogliamo pensare che nessuno desideri davvero fino in fondo realizzare un mondo in cui lo sfruttamento degli esseri umani, e in particolare delle donne e dei bambini, penetri in sfere così intime. Preferiamo pensare che a portare in quella direzione siano gravi equivoci culturali, alleati purtroppo a rilevanti interessi economici. Ma a maggior ragione occorre il coraggio della consapevolezza e della testimonianza.
Per questo aderiamo, e invitiamo ad aderire, alla manifestazione a Roma del 30 gennaio. Non contro qualcuno, ma a difesa di un bene a cui nessuno dovrebbe rinunciare: la dignità umana.