Nel giorno in cui Benedetto XVI ha annunciato le sue dimissioni da successore di San Pietro, vorremmo ricordarlo dalla prospettiva del confronto tra le fedi; e lo facciamo con un’ampia riflessione a suo tempo pubblicata sulla rivista cartacea Interdipendenza rispetto a ciò che viene comunemente inteso come il più grave incidente del suo pontificato: il famoso discorso pronunciato il 12 settembre 2006 a Ratisbona, un passaggio del quale suscitò violente reazioni nel mondo islamico. In realtà si trattò di un equivoco sfruttato ad arte, e molti importanti esponenti musulmani lo riconobbero apertamente; ma soprattutto quel discorso (rileggendolo oggi appare chiaro) era fondamentale per il dialogo interreligioso: indicava infatti nella ragione il piano su cui le diverse tradizioni avrebbero potuto incontrarsi.
Si trattava, sia chiaro, di una ragione non certo intesa in quel senso riduttivo assunto a partire dall’Illuminismo, bensì della ragione universale che gli antichi chiamavano Logos; nel riconoscimento della quale si costituisce l’uomo in quanto tale. Così dicendo il Papa-filosofo rinnovava innanzitutto quell’incontro, implicito nelle origini del Cristianesimo, tra quest’ultimo e la filosofia greca: il Logos infatti fonda quel nesso di conoscenza e realtà che è alla base della cultura occidentale, ma al tempo stesso è intrinseco alla rivelazione cristiana, il cui nucleo consiste nell’annuncio che il Logos si è fatto carne. Rinnovare quell’incontro significa sanare la ferita che si trova alle origini della Modernità, tra una fede e un sapere fattisi reciprocamente estranei, e proporre un solido terreno per il nuovo incontro oggi ineludibile: quello con le altre culture. A minare quel terreno è ciò che, ben prima di essere Papa, il teologo Joseph Ratzinger ha sempre combattuto: il relativismo, la negazione di un comune fondamento di verità, il cui esito è la prevaricazione.
È un singolare segno dei tempi che quest’uomo, sulle cui spalle grava tutta la teologia e la filosofia d’Occidente, sia diventato Papa, e commuove oggi coglierne la fragilità umana. Colpisce pure che il giorno dell’annuncio del suo ritiro sia quello della prima apparizione di Lourdes: che richiama il senso della malattia, ma più ancora forse quello delle parole evangeliche: “Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli” (Mt 11,25). Cioè richiama l’atto di umiltà che proprio la Sapienza insegna.