testatina

distanziat

Famiglia culture e valori

libroMerita segnalare un libro, Famiglia culture e valori, pubblicato recentemente da Effatà, di cui è autore Claudio Torrero, con presentazione di Massimo Introvigne e prefazione di Suor Carmela Santoro.  
Si tratta di una ricerca svoltasi in ambiente scolastico nell’incontro con le comunità immigrate di Torino. Il luogo della ricerca era l’Ufficio Pastorale per la Famiglia dell’Arcidiocesi; il tema la famiglia, con particolare riguardo a due questioni delicate quali il rapporto uomo-donna e l’educazione dei figli. Un quadro di cui bisognerebbe tener conto, se si vuole che il dibattito, oggi così intenso su questi temi, non sia viziato da eurocentrismo. Occorre invece che anche altre culture prendano la parola. Sotto questo aspetto il libro ha il pregio di contribuire ad aprire una strada. Africani, latinoamericani, asiatici danno vita a una narrazione nella quale il lettore ritrova le grandi alternative che oggi si presentano da una prospettiva inedita, con cui è salutare confrontarsi.
Quanto al senso di ciò che emerge, occorre forse andare a una delle fonti della ricerca, un altro libro che l’autore ha scritto precedentemente insieme alla moglie Cristiana Cattaneo: Tornare a educare, pubblicato sempre da Effatà nel 2009. Un’ampia riflessione sulla crisi dell’educazione nella società occidentale contemporanea, con interrogativi che sono stati ora ripresi, riportandoli in un contesto interculturale. Vorrei confrontarmi con essi a partire da una mia personale riflessione.
Mi capita, in incontri sul territorio, di servirmi di uno schema di interpretazione della situazione in cui ci troviamo oggi che ho desunto da una famosa sintesi elaborata a suo tempo da Norberto Bobbio; il quale, analizzando il Settecento, sosteneva che in quel tempo era avvenuta una svolta epocale di civiltà. Si era passati dai doveri ai diritti, dall’obbligo alla libertà.
Naturalmente, ci si potrebbe chiedere dove nascessero gli obblighi che avevano caratterizzato  la civiltà del passato, e si dovrebbe rispondere che c’erano dei valori a sostenere il comando. Proprio perché tu lo stimi, il valore diventa cogente.
Ci si potrebbe ancora naturalmente chiedere che cosa si comandasse nel passato, ma altrettanto che cosa si comandi oggi; perché, paradossalmente, anche la libertà è diventata un comando. Quali sono i cogenti comandi della libertà, i cogenti comandi dei diritti? Non sarà che qualunque tipo di civiltà corra i più grandi rischi attorno ai suoi valori più alti?
La civiltà dell’autorità poteva senz’altro degenerare, esagerando sul comando; ne potevano nascere e ne nacquero fenomeni ben noti: ma nulla di più facile che condannare una civiltà a cui in larga misura non si appartiene.
Più interessante invece è tener conto di un’osservazione fatta dal sociologo delle religioni Bryan Wilson: noi vivremmo ancora di rendita dell’accumulo di capacità di sacrificio e dedizione creati dalla società del passato, la società dell’obbligo. È alla civiltà dell’obbligo che dobbiamo ancora il deposito a cui attingiamo, mentre noi oggi non saremmo ancora in grado di costruire un deposito di valori sufficienti a reggerei i costi  del vivere in società. Dal che scaturisce in Bryan Wiilson una domanda in lui persino angosciante: quando sarà finito il deposito accumulato dalla civiltà dei doveri dove attingeremo noi?  
Tornando a Bobbio occorre fare attualmente un passo avanti.
Oggi siamo in un altro mondo, che è innanzitutto un mondo multiculturale, dove ci vediamo anche con lo sguardo altrui. Non serve certo rivendicare e riaffermare unilateralmente la nostra identità ma  neppure idealizzare le identità altrui, in quanto anch’esse hanno bisogno di discernimento critico, proprio perché si affacciano esse pure sul diverso orizzonte del pianeta terra.

Un libro come Famiglia culture e valori  si pone costruttivamente in quest’ottica di potenziale, rinnovata progettualità.

Tags: 3, 5, 6, 7, 10, 12, 31, 44, 312

Stampa