Rumi. La mistica del suono e la danza dei Dervisci

rumi copSi può raccontare la vita di un maestro sufi in un libro per ragazzi?

Ferdinando Albertazzi non è nuovo all’inserimento di personaggi religiosi nelle sue storie. Anni fa in Ricatto al mondo coinvolse l’Abbé Pierre e Madre Teresa di Calcutta in una vicenda rocambolesca. Ma ora il soggetto è ben diverso: ben lontano nello spazio e nel tempo da ciò che costituisce la cornice della vita odierna, apparentemente accessibile solo a una ricerca erudita che sembra escludere ogni diletto.

La soluzione è però la più classica: quella dell’incanto fiabesco. Non si comprende del resto il fascino che tuttora esercita l’Oriente se non tenendo conto che per molte generazioni si è reso accessibile come luogo favoloso dove è ancora possibile ciò che l’Occidente secolarizzato tende a escludere. Un luogo innanzitutto dell’immaginario, in cui, tra saggezza e magia, si può sperimentare quell’ingrediente essenziale per la vita che è la meraviglia.

Jalal al-Dim Rumi è una delle grandi figure della sapienza islamica. Poeta e mistico persiano del tredicesimo secolo, il suo nome è collegato a varie migliaia di versi e a una delle più tipiche forme di esperienza spirituale dell’Islam: il raggiungimento di stati profondi di coscienza meditativa attraverso l’uso della danza. Parliamo dell’istituzione dei Dervisci rotanti.

Il libro si chiama per l’appunto Rumi. La mistica del suono e la danza dei Dervisci (rueBallu edizioni, Palermo 2014). Come nelle storie davvero importanti, la vicenda sorge da segni che indicano un destino, e si sviluppa attraverso eventi che lo realizzano.

Nella narrazione sono incastonati versi di Rumi stesso, e il testo è impreziosito dalle illustrazioni di Emanuela Orciari.

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