GIUBILEO DELLA MISERICORDIA … per non restare intrappolati nella vendetta e nell’odio …

RfP

L’11 Aprile Papa Francesco ha indetto l’anno giubilare straordinario dedicato alla Misericordia, un attributo divino, nel quale confida la Cristianità, già presente costantemente nella Torah e nei Salmi e divenuto l’appellativo per eccellenza con il quale i musulmani si rivolgono all’inizio di ogni preghiera ad Allah. In termini diversi, ma con la stessa sostanza, la misericordia, come disponibilità al perdono, che favorisce pentimento e riconciliazione, è al centro di ogni altra tradizione religiosa: uno sguardo che potremmo definire materno per correggere e riabilitare, anziché distruggere, chi ha ceduto alle seduzioni del male.
In un mondo deluso da una certa modernità post-rivoluzionaria, che aveva promesso una sostanziale sconfitta della sofferenza, tutt’altro che realizzata, vediamo aumentare derive violente e vendicative, distruttive ed autodistruttive, delle quali le azioni crudeli dell’ISIS in nome abusivo dell’Islam non sono che una delle manifestazioni più inquietanti.
E’ necessario che quanti hanno a cuore il bene comune facciano un salto di qualità nell’impegno per promuovere riconciliazione in nome della Misericordia, qualità divina e luce per l’azione umana.

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Di seguito riportiamo due paragrafi della “Misericordiae Vultus”, titolo della bolla di indizione del Giubileo Straordinario della Misericordia :

6. «È proprio di Dio usare misericordia e specialmente in questo si manifesta la sua onnipotenza» [5]. Le parole di san Tommaso d’Aquino mostrano quanto la misericordia divina non sia affatto un segno di debolezza, ma piuttosto la qualità dell’onnipotenza di Dio. È per questo che la liturgia, in una delle collette più antiche, fa pregare dicendo: «O Dio che riveli la tua onnipotenza soprattutto con la misericordia e il perdono» [6]. Dio sarà per sempre nella storia dell’umanità come Colui che è presente, vicino, provvidente, santo e misericordioso.
“Paziente e misericordioso” è il binomio che ricorre spesso nell’Antico Testamento per descrivere la natura di Dio. Il suo essere misericordioso trova riscontro concreto in tante azioni della storia della salvezza dove la sua bontà prevale sulla punizione e la distruzione. I Salmi, in modo particolare, fanno emergere questa grandezza dell’agire divino: «Egli perdona tutte le tue colpe, guarisce tutte le tue infermità, salva dalla fossa la tua vita, ti circonda di bontà e misericordia» (103,3-4). In modo ancora più esplicito, un altro Salmo attesta i segni concreti della misericordia: «Il Signore libera i prigionieri, il Signore ridona la vista ai ciechi, il Signore rialza chi è caduto, il Signore ama i giusti, il Signore protegge i forestieri, egli sostiene l’orfano e la vedova, ma sconvolge le vie dei malvagi» (146,7-9). E da ultimo, ecco altre espressioni del Salmista: «[Il Signore] risana i cuori affranti e fascia le loro ferite. … Il Signore sostiene i poveri, ma abbassa fino a terra i malvagi» (147,3.6). Insomma, la misericordia di Dio non è un’idea astratta, ma una realtà concreta con cui Egli rivela il suo amore come quello di un padre e di una madre che si commuovono fino dal profondo delle viscere per il proprio figlio. È veramente il caso di dire che è un amore “viscerale”. Proviene dall’intimo come un sentimento profondo, naturale, fatto di tenerezza e di compassione, di indulgenza e di perdono.
7. “Eterna è la sua misericordia”: è il ritornello che viene riportato ad ogni versetto del Salmo 136 mentre si narra la storia della rivelazione di Dio. In forza della misericordia, tutte le vicende dell’antico testamento sono cariche di un profondo valore salvifico. La misericordia rende la storia di Dio con Israele una storia di salvezza. Ripetere continuamente: “Eterna è la sua misericordia”, come fa il Salmo, sembra voler spezzare il cerchio dello spazio e del tempo per inserire tutto nel mistero eterno dell’amore. È come se si volesse dire che non solo nella storia, ma per l’eternità l’uomo sarà sempre sotto lo sguardo misericordioso del Padre. Non è un caso che il popolo di Israele abbia voluto inserire questo Salmo, il “Grande hallel” come viene chiamato, nelle feste liturgiche più importanti.

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