testatina

distanziat

Da Torino e da Roma

francescoTorino è una città misteriosa, dove accadono eventi decisivi ma senza quasi che si sappia.

Mercoledì 10 giugno poco più di cinquecento persone hanno dato vita a una manifestazione che era promossa da una sessantina di soggetti, tra cui le comunità religiose e le istituzioni. Era in Italia la prima unanime denuncia della persecuzione religiosa in atto nel mondo.

Il dato numerico e la modesta risonanza mediatica non danno ragione di quel che ha preso forma. Era come se la società tutta avesse aperto un varco nel muro di sgomento, di imbarazzo e anche di viltà che abbiamo consentito si innalzasse alle frontiere esistenziali del mondo che consideriamo nostro; un muro che desensibilizza dalla percezione di sofferenze immani di cui dobbiamo invece farci carico.

Aver compiuto quel passo ha perciò determinato un clima nuovo, che si leggeva nelle parole e ancor più negli sguardi commossi. Ha posto le basi di un nuovo inizio, stabilendo un comune fraterno fondamento.

 

Roma è caput mundi. È ovvio che accadano eventi decisivi.

E a Roma sabato 20 giugno ci sarà un’altra manifestazione. La partecipazione sarà in ogni caso ben più ampia, anche se il fronte promotore è più ridotto, e tutt’altra è già fin d’ora la risonanza. Si tratta infatti di temi che sono al centro di un duro scontro nella nostra società: le questioni della legge sull’omofobia, del matrimonio omosessuale, della fecondazione eterologa e soprattutto dell’educazione sessuale nelle scuole ispirata all’ideologia del gender.

Tra le due manifestazioni c’è un legame.

Diciamo che, di fronte alla complessità del mondo odierno, la tentazione è ricorrere a semplificazioni, e tali sono le ideologie. Le quali possono oggi abusivamente rivestire forme religiose, pur negando nei fatti ciò che affermano; ma possono anche portare alle estreme conseguenze il radicalismo antireligioso di una parte della cultura moderna. Quel che affiora è infatti un’antropologia in contrasto con tutto ciò che è nel patrimonio della coscienza umana.

In entrambi i casi si tratta di sradicamento; della consegna degli umani a poteri, in ultimo dell’economia e della tecnica, che mirano a disporne in forma sempre più totale.

 

Sempre da Roma, dalla sede della più imponente istituzione religiosa dell’umanità, viene oggi un documento destinato a essere epocale: l’enciclica del Papa sull’ambiente.

Non è difficile capire che il meglio della cultura laica moderna, nella sua tensione a edificare un mondo di giustizia e a porre freno all’impulso prometeico di cui la Modernità è intrisa, si ricongiunge alla cultura religiosa nella quale, piaccia o meno, sono le sue radici. Anche perché l’ecologia non può che in fondo avere un senso spirituale: è la riscoperta, nel linguaggio della cultura odierna, del legame cosmico che è intrinseco all’esperienza religiosa e alla vita stessa. Vogliamo pensare l’uomo come autosufficiente, legittimato a disporre arbitrariamente delle cose, o non piuttosto al suo originario rapporto con l’essere? Non è un caso che, incombendo scenari comunque distruttivi, sia la natura, sotto vari aspetti, a essere il problema. Perché ne va dell’uomo nella sua integrità: di ciò che è, anziché dei suoi deliri.

Si tratta forse del passaggio culturale di cui il Papa che ha scelto di chiamarsi Francesco ha sentito di doversi fare simbolo. Un passaggio non facile, destinato a venire contrastato da più parti, ma a cui guardare con tutta la speranza, spirituale e semplicemente umana, di cui siamo capaci.

 

Papa Francesco domenica 21 sarà a Torino, e qui il cerchio si chiude.

Anche perché lo scopo primario della visita è rendere omaggio alla Sindone. Cioè all’effige misteriosa, che Torino custodisce, di cosa l’uomo sia. Della luce che emana dall’abisso della sua più oscura sofferenza.

 

 

Tags: 3, 5, 7, 8, 9, 10, 12, 19, 20, 24, 31, 36, 117, 118, 119

Stampa