Un movimento interreligioso per la pace

Chiamata alla pace 1Il primo giorno di questo nuovo anno era convocato a Torino un appuntamento sotto il titolo Chiamata alla pace.  Il pieno successo dell’iniziativa, fors’anche al di là delle aspettative, dimostra quanto  giusto, importante e opportuno fosse quell’appuntamento, data la situazione internazionale che con forza abbiamo denunciato.

La “guerra  mondiale a pezzi”, come dice il Papa, continua spietata, mietendo vittime ora qua ora là, ma non certo casualmente, bensì secondo un piano a suo modo rigoroso. Ai massimi livelli del potere mondiale si percepisce uno scontro che minaccia di giorno in giorno di precipitare. L’opinione pubblica è confusa, sentendosi ostaggio di ciò che non può comprendere, impossibilitata a contrastarlo in alcun modo.

È importante, in questa situazione, che siano le religioni a muoversi. Nessun altro può esprimere con altrettanta forza un’esigenza umana che si fa fatica persino a formulare: che la vita di immense moltitudini, in ogni angolo del pianeta, abbia davvero valore; che non sia implacabilmente esposta a crimini tanto in apparenza gratuiti quanto in realtà accuratamente pianificati; che la forza insomma tuteli chi  debole, anziché disporne a suo piacimento.

A Torino è sorto un movimento per la pace a contrastare il male da cui, nella società globale, ciascuno sempre più si sente minacciato. Ogni religione cerca innanzitutto in se stessa le parole con cui riformulare nel contesto odierno il suo messaggio di salvezza, e chiede alle altre di fare altrettanto per riuscire a operare insieme a questo scopo. Una risposta di emergenza su cui si chiede di creare convergenza. 

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