Laudato si’ per la fede viva

Interdependence

 

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Il 18 maggio era il centenario della nascita di Giovanni Paolo II, il 24 il quinto anniversario della pubblicazione della Laudato si' (era, nel 2015, il giorno della Pentecoste). Cosa collega queste due ricorrenze?
 
Giovanni Paolo II è stato una figura religiosa di straordinario coraggio, che ha contribuito a chiudere l'epoca della Guerra Fredda e ad aprire quella in cui viviamo, sapendo opporre la forza della fede sia al potere sovietico sia successivamente a quello americano.
 
Ci piace però soprattutto ricordarlo come colui che convocò nel 1986 il grande incontro interreligioso di Assisi. Per merito di quell'incontro il dialogo tra le religioni ha assunto un ruolo di primo piano nelle vicende
mondiali.
 
L'enciclica Laudato si' è il manifesto di un'importante svolta della Chiesa Cattolica, che ridefinisce i compiti della nostra epoca in funzione innanzitutto della salvaguardia della terra.
 
Si tratta di una svolta in cui il dialogo interreligioso è più che mai protagonista. Dal più recente Sinodo sull'Amazzonia, appare chiaramente che la salvezza della terra e il riconoscimento del pluralismo delle radici
spirituali umane sono strettamente connessi. Anzi, come affermato nell'incontro di Abu Dhabi tra Papa Francesco e il Grande Imam di Al-Azhar, il pluralismo religioso corrisponde alla volontà di Dio.
 
I tempi corrono veloci. E le tradizioni religiose più di ogni altro sono chiamate a ridefinirne il senso. Questo perché, pur collocandosi nella storia e nel tempo, il loro fondamento non si risolve in essi.
 
Ciò non esclude però che esse stesse siano attraversate da tensioni molto forti. Le grandi responsabilità sociali di cui sono investite le sottopone infatti alla tentazione che da millenni è tipica degli apparati religiosi:
quella del potere. Questa è in fondo la radice degli attuali usi politici che della religione vengono fatti, più o meno presenti nei vari contesti.
 
Una fede autentica non può che essere via di libertà. Ma quando la religione è soprattutto concepita come il più efficace mezzo di identità sociale, tutt'altri scenari vengono a dischiudersi.
 
L'idea che la propria religione abbia un valore di verità indiscutibilmente superiore a quella altrui, non più accettabile dal livello raggiunto dalla coscienza mondiale, viene ripresentata da gruppi che volutamente ribaltano gli assunti di quel che è da loro individuato come pensiero dominante, complice dei processi di globalizzazione in atto. Dai movimenti islamisti a quanti in ambito cattolico animano un duro contrasto a Papa Francesco, il dialogo interreligioso oggi incontra oppositori in quasi ciascun ambito.
 
La loro critica coglie di volta in volta nodi irrisolti, ma ha il fondamentale difetto di travisare il senso profondo della fede. Il richiamo tanto enfatizzato alla tradizione la riduce a involucro ideologico, privo di autentica vita spirituale. Una fede viva non ha in genere alcun bisogno di ostentare il legame con le forme del passato, ma sa trarne ispirazione per crearne di nuove.
 
Quando a Gesù fu chiesto se si dovesse pagare o meno il tributo ai Romani, non si apprezza la sua risposta ("Date a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio") se non si tiene conto che una parte del mondo ebraico voleva l'insurrezione contro Roma. La venuta del Messia coincideva dunque con un compito politico e non era concepibile al di fuori di esso. Ma il fatto che Gesù si sia sottratto dice chiaramente come ben altre siano le vie spirituali.
 
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