Nella storia e nel mito

panikkar giovaneQuando, cent’anni fa, nasceva Raimon Panikkar, il mondo era ben diverso.
Erano i giorni in cui aveva termine la Grande Guerra. Non solo si riemergeva da uno scatenamento fino allora mai visto di forze distruttive, ma per l’ultima volta il dominio mondiale era stato conteso da potenze europee. Da quel momento, senza che lo si sapesse, i centri nevralgici del potere si sarebbero sempre più spostati al di fuori del vecchio continente. E, se a lungo si continuò a pensare che il mondo si stesse comunque occidentalizzando, allo scadere del secolo le cose apparivano diversamente. Le altre civiltà, per lo più sommerse dal colonialismo, si erano risvegliate e riprendevano il loro posto nel grande corso della vicenda umana.
Neppure si poteva sapere che quell’uomo, nato a Barcellona da madre catalana ma da padre indiano, sarebbe stato il simbolo vivente del dialogo tra le culture e le religioni.
Diventato sacerdote cattolico, sentì di doversi recare in India e immergersi profondamente nelle sue grandi correnti spirituali. Quel che ne emerse era una coscienza di tipo nuovo, dove le diverse identità, senza confondersi, potevano coesistere. Di se stesso disse: “Sono ‘partito’ cristiano, mi sono ‘scoperto’ indù e ‘ritorno’ buddhista, senza avere mai cessato di essere cristiano. Visse insomma quella che considerò “l’avventura mistica di vedere la verità dall’interno di più di una tradizione religiosa”.
Di tale esperienza, di per sé difficilmente comunicabile, fece una chiave di lettura per la condizione spirituale dell’uomo contemporaneo. Una condizione sotto certi aspetti nuova, non solo perché le diverse tradizioni interagiscono in modo sempre più fitto, ma anche perché nessuna può considerarsi ormai davvero autosufficiente, tanto più a fronte dei gravi pericoli che minacciano l’umanità e la vita stessa. Scrisse: “Nessuna cultura, nessuna religione può da sola risolvere il problema umano. (…) Da qui la necessità urgente di una mutua fecondazione fra le tradizioni umane... Siamo vicendevolmente relazionati e la soluzione non potrà mai essere unilaterale”.
In questa mutua fecondazione vide indubbiamente ciò che alimenta il grande mito del nostro tempo: quello della ricerca della pace. Intendendo il mito in senso del tutto positivo, come l’orizzonte di senso da cui siamo guidati e da cui la riflessione razionale trae spunto. Non si può negare che di questo mito egli sia stato una grande incarnazione. 

Tra le iniziative in occasione del centesimo anniversario della nascita di Panikkar, vogliamo segnalarne in particolare due, a Torino e a Roma. E riportiamo due testi dal libro Raimon Panikkar, filosofo e teologo del dialogo (Aracne, Roma 2013).

 

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