Fu vera gloria?

sessantottoPuò sembrare strano che, di fronte agli sconvolgimenti nazionali e mondiali in corso, si ricordi il cinquantenario del Sessantotto. I malevoli potrebbero pensare al narcisismo di una generazione, ormai anziana o vicina ad esserlo, la quale, non paga della sua ingombrante presenza sociale, ancora indugia ad autocelebrarsi.

Eppure quegli eventi, collocabili grosso modo intorno all’anno fatidico, segnarono effettivamente uno spartiacque. Ci fu davvero una svolta, il cui senso non è facilmente afferrabile, da cui gli eventi attuali ancora dipendono. Le idee che da allora hanno avuto corso sono diverse da quelle precedenti. E non si comprende quel che sta accadendo ora, in Italia e nel mondo, se non anche come un logoramento e un almeno parziale rigetto di quelle idee. Del resto, considerando i vertici del potere mondiale, già un presidente americano, Clinton, si è formato in quegli anni, e un altro, Obama, nel clima che ne è scaturito; mentre è abbastanza chiaro che l’attuale, Trump, opera in senso contrario.

Detto ciò, davvero il senso quel che allora accadde non è chiaro, e questo non aiuta nella comprensione dell’oggi.

Cosa era davvero in gioco?  E cosa lo è oggi?

Quel che è certo è che il giudizio intorno a quegli eventi, se vi fosse vera gloria o meno nel prendervi parte, e quale assetto realmente abbiano scosso, non possiamo lasciarlo ai posteri. Più di quanto non appaia, ci interpellano. Forse perché vi si trova la chiave del presente, e ancor più di quel futuro a cui tanto poco oggi si pensa.

 

 

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