Una grande filosofia

pareysonIn questi giorni – era per la precisione il 4 febbraio – ricorre il centesimo anniversario della nascita di uno dei grandi filosofi del Novecento: Luigi Pareyson. Per una singolare circostanza quest’anno si celebra anche il centenario di Panikkar.
Superficialmente si ritiene che la filosofia riguardi alcuni specialisti, e sia ben lontana dal pensiero comune. Si è peraltro generalmente inconsapevoli di come quest’ultimo sia plasmato da ben precise visioni, che hanno un’origine spesso remota: cioè per l’appunto da filosofie. E soprattutto non si tiene in conto che la filosofia interpella tutti rispetto a ciò con cui ciascuno deve confrontarsi: la verità. A condizione ovviamente che la filosofia non tradisca la sua originaria vocazione.
La grandezza di Luigi Pareyson sta per l’appunto nell’aver riproposto l’orizzonte della verità in un contesto culturale in cui era ovvio rimuoverlo. La verità non trovava spazio nell’analisi delle dinamiche sociali, oppure addirittura appariva autoritaria. Gli stessi suoi allievi più famosi, Umberto Eco e Gianni Vattimo, intrapresero queste vie. Per questo il pensiero di Pareyson è ancora tutto da scoprire. Mai come oggi abbiamo modo di vedere come la rinuncia alla verità non renda affatto liberi. Il punto è se la libertà sia quella fittizia, che imprigiona in catene invisibili, oppure quella autentica, che solo la verità può dare.
Nella visione di Pareyson la filosofia si ricollega alla religione, infrangendo il paradigma dominante che le vuole irrimediabilmente scisse. Non si insegna forse nelle nostre scuole che la ragione è in contrasto con la fede, e che sorge il logos quando cessa il mito? È ancora tutto da scoprire come verità e libertà viaggino insieme, così come ragione e fede.
La verità libera, anziché vincolare, perché nessuno se ne può appropriare. Chi cerca di farlo, la tradisce. Ci si può votare a essa, e in questo modo farsene interpreti e testimoni. Il che implica il pluralismo delle interpretazioni. La verità è fonte inesauribile a cui ogni pensiero ed esperienza autentica attingono.

Per celebrare il centenario di Pareyson non abbiamo di meglio che ripubblicare tre testi già pubblicati, a cui possiamo guardare oggi con maggiore consapevolezza. Il primo è di Pareyson stesso, tratto dalla sua opera più importante, Verità e interpretazione, uno degli ultimi grandi testi della filosofia occidentale. Gli altri due sono importanti per la genesi del gruppo di Interdependence, le cui radici sono certo propriamente religiose ma insieme anche filosofiche.
In un convegno del 2005 a Torino, quando il concetto di interdipendenza era già emerso come centrale nel nostro percorso, ci fu un confronto con l’erede più autentico di Pareyson, Giuseppe Riconda. Il quale accettò, come si coglie dal suo testo, che l’idea pareysoniana dell’unicità della verità e del pluralismo delle interpretazioni possa venire applicato alla condizione del pluralismo religioso odierno. Il suo testo, di una straordinaria profondità e bellezza, va letto nella prospettiva in cui probabilmente oggi ci troviamo: nel passaggio dalla filosofia occidentale a una filosofia dell’umanità intera.

Il nostro percorso, ben prima dell’incontro con Panikkar, aveva insomma trovato un saldo fondamento.

 

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