Torino, 10 giugno

noi siamo con voiNon è lecito uccidere in nome di Dio

né in nome di una religione o di un’ideologia  

 

Le religioni siano luoghi di misericordia e di speranza, dove ognuno possa sentirsi accolto, amato e perdonato; perché l’amore riempie i vuoti e colma le voragini che il male apre nei cuori.

Noi siamo qui perché il futuro non sia modellato da una semina di morte, ma da una rispettosa convivenza e da una rinnovata fraternità.

Noi siamo qui per opporci all’ingiustizia, ai conflitti etnici e sociali, agli orrori della guerra, alla negazione dei diritti; per uscire dalla paura dell’altro, del diverso, di chi ha un’altra fede.

Noi siamo qui perché non ci riteniamo autosufficienti e padroni della nostra vita; ma ci sentiamo chiamati all’accoglienza e a farci artefici di giustizia e di pace.

Noi siamo qui perché il dialogo tra persone di differenti fedi è testimonianza di fede autentica.

Noi siamo qui perché sappiamo che la disperazione contribuisce a fomentare l’odio e la violenza.

Noi siamo qui per non nominare il nome di Dio invano, e non offendere alcuna fede facendo violenza a sé e ad altri. Per essere in fraternità con quanti, a causa della loro religione, vengono umiliati e uccisi.

Ecco perché siamo qui. Perché solo così si ricomincia a essere credenti. È attraverso il nostro personale impegno che la vita si rinnova, creando echi.

Perché solo così si paga, umanamente, il dolore e si attinge, al di là di esso, a una gioia rimasta.

Solo così chi crede comprende, ora più che mai, di esserci.

(Manifesto sottoscritto dai soggetti promotori, presentato al Sermig da Bruno Geraci)

 

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Le persecuzioni religiose sono un fenomeno in preoccupante ascesa nel nostro mondo e minacciano conquiste che l'umanità dava ormai per acquisite.

Negli ultimi decenni sono stati fatti tanti passi per garantire agli uomini la possibilità di vivere confessando il proprio credo. Ma oggi tutto questo vacilla. La risposta deve essere ferma e forte. Non c'è in gioco solamente la nostra sicurezza, ma la stessa opportunità di vivere liberamente la nostra vita e la nostra fede.

In tanti, troppi luoghi nel mondo il professare un certo credo si paga con la vita. Nel nostro piccolo quello che possiamo fare è far sentire la nostra voce, a partire dalla nostra realtà, e costruire una società ed un mondo nella quale si vince la paura del diverso. In questa costruzione le religioni, con i loro millenari messaggi, svolgono un ruolo fondamentale.

Conoscenza reciproca, cultura, collaborazione, coinvolgimento dei giovani. Questi sono i temi sui quali tutti noi dobbiamo impegnarci concretamente. Gli uomini sono in grado di commettere le peggiori atrocità, ma anche di fare cose grandiose. Ma per questo serve uno sforzo costante, a partire dalla vita di ogni giorno. E noi siamo consapevoli della nostra responsabilità.

Torino, con le sue molteplici realtà, è in prima linea. Per costruire pace. Noi siamo con voi.

 

(Intervento di Ariel Di Porto, Rabbino Capo della Comunità Ebraica di Torino)

 

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Un saluto di pace, di misericordia e di benedizione a voi e a tutti gli oppressi e i perseguitati di questa terra.

Siamo qui questa sera, donne e uomini, credenti e non credenti, cittadini orgogliosi di questa città, per dimostrare vicinanza, solidarietà e sostegno a tutte le vittime dell’odio e della demonizzazione del diverso. Siamo qui stasera per riaffermare la sacralità della vita umana, per rigettare ogni violenza e ogni sopruso in nome della fede, in nome del Dio, Allah, che nel sublime Corano si è dato per nome: La Pace/As-Salam. Pertanto l’unico impegno e l’unica lotta che ha un senso condurre per il musulmano, aderente alla religione dell’Islam, della pace, è quella della ricerca della pace, con sé stesso, con Dio, con gli uomini e con la natura.

Siamo qui stasera per dire alle nostre sorelle e ai nostri fratelli che soffrono nel mondo per via del loro credo o delle loro fedi che siamo con voi, che siamo voi. Siamo le cristiane e i cristiani perseguitati in Iraq, in Siria e altrove. Siamo le musulmane e i musulmani perseguitati in Repubblica Centrafricana, in Birmania e altrove. Siamo stasera la voce della vostra sofferenza, siamo qui insieme per riaffermare la nostra comune appartenenza alla famiglia umana.

“O uomini vi abbiamo creato da un maschio e da una femmina e abbiamo fatto di voi popoli vari e tribù affinché vi conosceste a vicenda.” Cosi ci insegna il Creatore Altissimo nel Sacro Corano, siamo creati diversi non per combatterci e perseguitarci, ma per conoscerci e per arricchirci a vicenda.

 

(Intervento letto da Mohamed El Bahi, presidente dell’Associazione Islamica delle Alpi, a nome di diversi centri islamici della città di Torino)

 

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Cari amici, 

sono onorato di poter far arrivare a tutti voi alcune parole di saluto, in occasione di questa manifestazione di solidarietà alle vittime della persecuzione religiosa. 

Il tema è di una attualità talmente drammatica che nessuno ha il coraggio di mettere in dubbio. Il problema sta però nel fatto che ben pochi hanno il coraggio di prendere posizione in modo chiaro contro questa barbarie. È vero, di fronte a certi scenari a volte abbiamo tutti l'impressione di essere impotenti; ma trovarsi nell'impossibilità di risolvere la cosa non significa essere impossibilitati a far sentire la propria voce. E credo con fermezza che questo ci chiedano i tempi in cui viviamo: alzare la voce, dire apertamente che non siamo d'accordo, manifestare solidarietà indiscriminata verso ogni tipo di discriminazione religiosa e con tutte le vittime, a qualsiasi fede esse appartengano. 

Forse abbiamo alle volte la sensazione che molti stiano condannando e che nessuno stia prendendo provvedimenti: può darsi, e sarebbe da sciocchi infatti fingere di "non sentire il silenzio" che viene da molte istituzioni internazionali, le quali davanti a questi drammi più che impotenti sembrano essere semplicemente disinteressate. Far sentire a questi nostri fratelli perseguitati che "siamo con loro" è allora indispensabile: è forse la solidarietà più alta che possiamo esercitare in questo momento, unita ad uno spirito di cristiana accoglienza e di sincera riconciliazione, anche - per quanto questo possa sembrare paradossale - nei confronti di tutti coloro che si rendono responsabili di queste atrocità: vittime a loro volta di una falsa idea di fede, di un sistema che li sta inghiottendo e che li farà inesorabilmente sprofondare in un baratro senza possibilità di ritorno. 

«Beati i perseguitati per la giustizia - diceva la liturgia (cattolica) di lunedì 8 giugno -. Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli» (Matteo, 5,10-11). Sembra assurdo, eppure è questa la grande lezione che ci viene dal Vangelo e da Gesù stesso: avere il coraggio - perché di coraggio si tratta! - di gettare lo sguardo al di là di ciò che succede e al di là delle prime impressioni: per intravvedere quel Regno di Dio che continuamente germoglia, cresce, si diffonde. Misteriosamente, ma con una forza che a noi non è dato misurare, perché è la forza dell'Onnipotente. 

Vi ringrazio, cari amici: sono con voi, con tutto il mio cuore!

(Messaggio inviato da don Cristiano Bettega, direttore dell'Ufficio Nazionale per l'Ecumenismo e il Dialogo Interreligioso della Conferenza Episcopale Italiana)

 

 

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Hanno inoltre preso la parola, in ordine di intervento: Giampiero Leo, coordinatore del gruppo interreligioso e vicepresidente del Comitato per i Diritti Umani del Consiglio Regionale del Piemonte; Mauro Laus, presidente del Consiglio Regionale e del Comitato per i Diritti Umani; Silvio Magliano, a nome del Consiglio Comunale di Torino; Rossana Gonella per il Sermig (ha letta una preghiera composta da Ernesto Olivero in Giordania, dove sta seguendo un programma di accoglienza dei profughi); Ilaria Milani per il Movimento dei Focolari, anche a nome degli altri movimenti ecclesiali (Comunione e Liberazione, la Comunità di Sant’Egidio e il Movimento Rinascita Cristiana); Luigi De Salvia, segretario generale per l’Italia di Religions for Peace; Paolo Candelari per il MIR-Movimento Nonviolento; Valter Maccantelli per Alleanza Cattolica; Michela Morano per la comunità Bahai; Sergio Griffa per la Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni (Mormoni); Valentino Castellani per il Comitato Interfedi del Comune di Torino; Ivan Tamietti per l’UCID (Unione Cristiana Imprenditori e Dirigenti), Luisa Mosso Pavesio per la FIDAPA BPW Italy; Luciana Bianchetti per il Centro Italiano Femminile; Govinda Andrea Brancato per l’Unione Induista Italiana; Elena Seishin Viviani e Shartrul Rinpoce per l’Unione Buddhista Italiana; Walter Nuzzo per l’Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai; Younis Tawfik, scrittore irakeno e fondatore del Centro culturale italo-arabo Dar Al-Hikma; Riccardo Saccotelli, rappresentante per l’Islam al Comitato Interfedi; Nibras Dannawi per i Giovani Musulmani; il Pastore Paolo Ribet per la Chiesa Valdese; Padre Luciano Rosu per la Chiesa Ortodossa; Piero Fassino, sindaco della Città di Torino; l’Arcivescovo di Torino Monsignor Cesare Nosiglia. Ha inviato un messaggio la segreteria della CISL. Moderatore Claudio Torrero, di Interdependence.

 

 

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