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Segni di contraddizione

fatima 2000È noto a tutti che il 2017 presenta ricorrenze di grande rilievo. Campeggiano soprattutto il cinquecentenario della Riforma e il centenario della Rivoluzione Russa. Non è però certo scollegato il centenario delle apparizioni di Fatima, la prima delle quali avvenne il 13 maggio.

Per quanto queste ultime non trovino generalmente posto nei libri di storia, esse hanno immediatamente preceduto la Rivoluzione d’Ottobre, fornendone una chiave di lettura che non cessa di stupire ed anzi illumina gli eventi di una luce ben diversa da quella a cui si affidano gli storici.

La Madonna invita infatti a pregare, oltre che per la fine della guerra, per la Russia, affinché si converta. Se non lo farà, spargerà i suoi errori per il mondo. Perché a ciò sia posto argine, chiede che la Russia sia consacrata al suo cuore immacolato.

Ricordiamo che la Russia e il mondo intero furono consacrati solennemente al Cuore Immacolato di Maria da Giovanni Paolo II il 24 marzo del 1984, a distanza di tre anni dall’attentato alla sua vita, avvenuto significativamente il 13 maggio del 1981. È noto che egli aveva attribuito lo scampato pericolo all’intervento di Maria, e il 13 maggio del 2000 la vicenda sarà ufficialmente posta in relazione con il Terzo Segreto di Fatima. Negli anni ottanta si consumava l’ultima fase della storia del sistema sovietico, e la lettura dell’attentato al Papa nella luce del Terzo Segreto di Fatima ridefiniva quella storia nel quadro della lotta delle forze del male contro la Chiesa. La fine del sistema sovietico era lecito leggerla come il compimento dell’intervento soprannaturale che a Fatima si era annunciato.

Aggiungiamo che in quello stesso 1981, pochi mesi dopo l’attentato a Giovanni Paolo II, precisamente il 24 giugno, festa di San Giovanni Battista, a Medjugorje, nell’allora Jugoslavia, aveva avuto inizio il più imponente ciclo di apparizioni mariane di sempre. A Medjugorje la Vergine dichiara di essere venuta a completare ciò che aveva cominciato a Fatima. Proclamandosi Regina della Pace, chiama l’umanità alla preghiera rispetto a nuovi e più gravi pericoli che la minacciano: le forze del male ora minacciano la vita stessa sulla terra. Si apre un scenario nuovo, in cui si può vedere quel che viviamo oggi, nel quale i ruoli sono mutati. La Russia oggi è il paese dove Maria è più onorata.

Singolare che sia Fatima sia Medjugorje contengano un riferimento all’Islam. Fatima è il nome della figlia del Profeta Mohammed, e Medjugorje sorge nella Bosnia, dove i Cristiani, sia cattolici sia ortodossi, convivono da secoli coi Musulmani: una convivenza che si è ripristinata dopo la guerra civile che ha accompagnato la frantumazione della Jugoslavia. E singolare anche che alla madre di Gesù si rivolga una crescente devozione nel mondo islamico.

Con Fatima (e Medjugorje) si delinea ciò che si può ben intendersi come lettura apocalittica della storia. Cioè quest’ultima non si riduce ai processi sociali e alle dinamiche di potere in cui abitualmente la facciamo consistere. Dietro a ciò emerge un conflitto tra forze spirituali: l’opera di Dio è minacciata da Satana, il potere di quest’ultimo è penetrato nel cuore umano, la Vergine interviene chiedendo la conversione.

Meno evidente, ma non meno profondo è il collegamento con la Riforma, e non solo per il banale motivo che essa abolì il culto mariano.

La Riforma è un fenomeno complesso, sia sul piano spirituale sia su quello storico-sociale. Innegabile comunque è che da essa si sia generata una cultura che ha plasmato la Modernità.

L’aver fondato l’esperienza cristiana unicamente sulla fede l’ha spogliata di gran parte di ciò che la univa alla coscienza religiosa universale. La trascendenza si è fatta più lontana e astratta, il mondo naturale e umano ha visto riconosciuta una propria autonomia. Soprattutto vi è bandita la presenza del soprannaturale. Si è insomma tracciato il solco non solo della secolarizzazione, ma di ciò che Weber ha chiamato disincantamento del mondo.

Quest’ultimo è diventato oggetto della manipolazione tecnico-scientifica; il vissuto religioso vi si è ritratto, come pure dai vincoli comunitari, riducendosi alla sfera privata dell’interiorità. Quando non sia stata decisamente soppressa dai movimenti antireligiosi che a partire dall’Illuminismo hanno devastato la società europea, la religiosità moderna ha per lo più ritenuto saggio mantenersi entro quei confini. Una fede ragionevole, rispettosa dei suoi limiti e diffidente verso il soprannaturale, è ciò che quanti si considerano credenti spesso oggi condividono.

Non pare dunque casuale che le apparizioni mariane, testimoniate in verità fin dagli inizi, si siano sempre più incrementate man mano che la nuova mentalità si assestava, anche al di là del mondo riformato; come a rappresentare un rimosso o a dar voce a un’esigenza che preme. Quanto più, soprattutto dopo la Rivoluzione Francese, la società si allontana da Dio, tanto più la Madonna viene a chiederne la conversione, ammonendo sui pericoli che altrimenti la minacciano.

Tra le due forme di coscienza il contrasto non potrebbe essere maggiore. Da un lato élite culturali che vivono, quando non l’ateismo vero e proprio, un Cristianesimo che si vuole adulto e ormai lontano da una religiosità ritenuta ingenua e superstiziosa. Dall’altro inquietudini profonde che attraversano i popoli, e che si esprimono in esperienze molto più diffuse di quanto non si pensi, di cui la cultura ufficiale ben poco sa dire.

Il confine non è più quello storicamente definito. Molti in ambito cattolico trovano oggi del tutto ovvio vivere in un mondo disincantato. D’altro lato in ambito protestante le correnti pentecostali ripropongono esperienze in contrasto con la visione dominante. Sembra che davvero lo Spirito soffi dove vuole. E il piano dell’esperienza mistica è un terreno comune a tutte le religioni, ben al di là del dialogo ufficiale.

Tornando a Fatima e alle apparizioni mariane, indubbiamente ci pongono in contraddizione con la coscienza moderna. Ma non bisogna dimenticare che Gesù stesso fu ai suoi tempi ed è tuttora segno di contraddizione. E che la resurrezione dai morti era ciò di cui le élite culturali antiche già non volevano sapere.

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