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I credenti nell’ecumene del terrore

gulagI credenti furono investiti con particolare violenza dagli sconvolgimenti operati dalla rivoluzione d’ottobre. Ma nello stesso tempo parteciparono fino in fondo al comune destino di tutti, destino che spesso fu accompagnato da costi umani di enormi proporzioni.
I credenti nel sistema sovietico vissero in una specie di subcontinente-ombra, condannati a tacere o a parlare la lingua del regime. 
In questo subcontinente non furono soli. Condivisero la condizione dei comuni cittadini sovietici che non  avevano alcun accesso a molti diritti umani fondamentali.
Una specie di nuova ecumene, che oltrepassava le divisioni tradizionali fra le confessioni religiose, fra le ideologie e, infine, fra credenti e non credenti.

Fu:

1) una ecumene di sradicati e di “desaparecidos”

Solo a fine regime l’informazione circa i metodi e l'entità delle repressioni raggiunse l'opinione pubblica internazionale e si cominciò a prestare credito ai dati già prima disponibili, ma per varie ragioni diffidati, sottovalutati o taciuti, sulla portata violenta della dittatura del partito unico. Solo nel periodo successivo a Chruščev cessarono le eliminazioni in massa di coloro  che non si allineavano. Si discute ancora sul numero delle vittime. Le analisi, un tempo patrimonio esclusivo della dissidenza interna all’URSS o degli oppositori esterni, sono oggi gestite anche da commissioni ufficiali: quaranta-cinquanta milioni di vittime per sole ragioni socio-politiche, escludendo i caduti della seconda guerra mondiale. Su queste ultimi, però, già il “Rapporto segreto sui crimini di Stalin”, letto da N. Chruščev, “a porte chiuse”, dalla sera del 24 all'alba del 25 febbraio 1956, di fronte ai delegati del XX Congresso del PCUS, aveva accreditato al defunto dittatore Stalin molte responsabilità per l'elevatissimo numero di vittime (venti milioni) della  guerra, data la sua notoria incompetenza stategica, ma soprattutto come conseguenza degli eccidi operati nei quadri dell'esercito durante il “grande terrore” degli anni trenta.

2) una ecumene di umiliati e offesi

Scelte politiche, ideali e pratiche divergenti dalla linea dettata  dal partito comportavano emarginazione e rischio totale nella società sovietica, rendendo i loro fautori di fatto minorati sociali, fino all’accusa di essere puri delinquenti e nemici dello stato. L'impiego di tutti gli organi di informazione e di propaganda per diffondere il loro discredito fu una nelle  forme correnti per liquidarli civilmente oltre che spesso fisicamente. I loro scritti divennero inaccessibili o furono distrutti. L'unica alternativa si riduceva alla ritrattazione delle proprie idee e al consenso. In questo senso quella che con termine comune fu definita la “Chiesa del silenzio” non fu  che una delle espressioni, sul versante dei credenti, della “società del silenzio”.

3) una ecumene di sradicati

Dal  proprio territorio, dalle proprie tradizioni, sospettate a  loro volta di non avere più futuro, di rappresentare niente più che “residui negativi” del passato. Solo l'ideologia dominante parlava e aveva inoltre il diritto di interpretare le altre ispirazioni. Una delle prime componenti a subire sradicamento fu paradossalmente la “sinistra storica”, costituita dalle non poche varianti del socialismo pre-rivoluzionario che non si identificavano con i bol'ševiki. Ma un discorso analogo si deve ripetere per le componenti politiche raggruppate intorno a programmi  di tipo liberal-democratico, per non parlare di chi era su posizioni monarchiche, ecc. Ogni opposizione fu considerata potenzialmente superflua e quasi demenziale. La tradizione religiosa, oltre ad essere assimilata a questa o a quella tendenza politica, perlopiù con l'ancien régime, fu sistematicamente  vista come l'espressione suprema della tradizione in quanto tale, da abbattere con ogni mezzo.

4) una ecumene di indottrinati

Si suole dire che l'URSS fu tra i paesi che raggiunsero il più alto tasso e livello di  istruzione del mondo e uno di quelli che meglio curarono la formazione scolastica. Si tratta di una affermazione fondata, in linea generale, su dati di fatto inequivocabili. Ma occorre subito precisare che l'istruzione fu inquadrata nell'ambito della educazione ideologica. Essa fu intesa prima di tutto non come formazione culturale, bensì nella sua diretta e piena funzionalità alla politica. Ciò fu particolarmente palese nella rigida lettura da manuale del cristianesimo e del pensiero non marxista-leninista, estremamente schematica, semplificata e distorta. Comunque da ripetere tal quale durante gli esami di “ateismo scientifico”, obbligatori in ogni ordine e grado. Da ciò si comprende perché mai Giovanni Paolo II, un Papa che quel mondo ben conosceva, parlasse in tono così veemente di “verità”, e per contro con pari veemenza stigmatizzasse la “menzogna”. Con sorpresa spesso degli ascoltatori occidentali, quasi fossero banali ovvietà.

5) una ecumene di pianificati

L'immenso territorio dell'URSS fu a più riprese sottoposto a pianificazioni globali, a rettifiche, ad “accelerazioni” delle stesse pianificazioni che, specie negli anni trenta, ebbero conseguenze catastrofiche sia per i presupposti da cui partivano sia per le modalità di applicazione. L'introduzione forzata di questi sistemi macroeconomici fu la causa principale del numero elevatissimo di vittime civili, di cui sopra. Essa contribuì potentemente a creare un clima diffuso da un lato di deresponsabilizzazione verso lo stato, percepito come meccanismo estraneo, e dall'altro di frustrazione per la riduzione costante dei cittadini a ingranaggi di un potere ineluttabile. Al punto che forse l’unico possibile dissenso nei confronti di questo modello di società assunse presto ai livelli più bassi di coscienza  politica i caratteri del boicottaggio, dell’indifferenza, della scarsissima produttività, del parassitismo e del garantismo a  scapito dei beni dello stato, dell’arroccamento furioso sui limitati beni privati disponibili.

Da Ermis Segatti, … dopo 1000 anni di cristianesimo in Russia, Piemme 1989

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