Noi siamo con le popolazioni del Medio Oriente

noi siamo conSul fare di questo nuovo anno, a seguito dell’uccisione a Baghdad di Soleimani, abbiamo tutti vissuto un nuovo momento di grave pericolo. È evidente che soprattutto nell’area mediorientale, cruciale anche per le ingenti risorse energetiche, si sta concentrando la “guerra mondiale a pezzi” che da tempo travaglia il pianeta, ad opera di una pluralità di attori tra cui intercorrono alleanze mutevoli e talora occulte.

A fronte di ciò, quel che ci sentiamo di dire è che nessuna delle parti coinvolte può pretendere una patente di innocenza, né d’altra parte merita lo stigma di male assoluto. Si tratta di una lotta per il potere, in cui si vengono ridisegnando gli equilibri mondiali. Ciascuno ha ragioni di cui andrebbe tenuto conto, ma sarebbe doveroso chiedergli di riconoscere quelle altrui. Se ciò avvenisse, il negoziato prenderebbe il posto delle armi e il nuovo assetto verrebbe plasmato non col sangue.

Ciò che più turba infatti è da un lato il pericolo che azioni militari più o meno sempre finalizzate a mettere in difficoltà il nemico possano sfuggire di mano a chi le ha pianificate e innescare reazioni dagli esiti incontrollabili; dall’altro il fatto che in tutta questa vicenda a pagare il prezzo più gravoso siano comunque state le popolazioni civili, coinvolte loro malgrado in giochi ben più grandi di quella che è la loro non già facile vita quotidiana. Un prezzo pagato tanto nei traumi degli eventi bellici quanto nella sottomissione a regimi indubbiamente oppressivi.

Per questo, avendo fatta nostra l’opzione di essere nei conflitti in corso dalla parte delle vittime innocenti, noi siamo con le popolazioni del Medio Oriente, e faremo quanto ci è possibile per sostenere chi di questa vicenda è vittima e dargli ascolto e voce.

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