Bruno Volpi e il bisogno di comunità

Bruno VolpiAlcuni giorni fa, il 16 settembre, è morto a questa vita Bruno Volpi. Il suo nome non era forse noto al grande pubblico, anche se sui giornali se ne è parlato. Era il fondatore a Milano della comunità di Villapizzone, poi di Mondo di Comunità e Famiglia, che oggi conta in Italia ben trentacinque comunità e quarantacinque gruppi di condivisione. Un’esperienza sorta in un contesto religioso ben preciso – la Milano del Cardinal Martini e dei Gesuiti– ma sviluppatasi in termini volutamente laici.

L’avevamo conosciuto personalmente ed era nato un rapporto intenso. Era innanzitutto chiaro che nel percorso umano suo e della sua famiglia aveva preso forma una risposta al bisogno profondo, in una società frantumata e sempre più individualistica come la nostra, di ricostruire legami comunitari. Tant’è vero che quel percorso ci eravamo proposti di studiarlo, e in tale contesto si era svolta l’intervista che ora pubblichiamo. Avevamo anche pensato insieme a un progetto rivolto agli immigrati: cioè creare esperienze comunitarie connesse col lavoro agricolo. Non se ne era però fatto niente per la complessità, come ben sappiamo, del fenomeno.

Al di là di ciò, e di bilanci che non ci competono, vorremmo dunque ora ricordare la persona. Di fronte al Mistero in cui è stato accolto, testimoniare il bene che ha comunicato.

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