Il coraggio delle Parole di fronte alla Morte

Le ragioni di una scelta desueta, di un servizio per tutti

La lunga fila dei camion militari carichi di bare a Bergamo simboleggia bene l’irruzione della presenza della Morte come realtà quotidiana, vicina, che l’esperienza del Covid-19 ha reintrodotto nella vita di tutti.
La censura della Morte, della sua inevitabile immanenza e del suo aspetto era stata una delle più salienti, e fuorvianti, caratteristiche della ‘società dei consumi’, dei lunghi anni dell’edonismo, a cui era successa l’euforia dei ‘social’ e delle app dedicate.
La Morte, all’inizio del millennio, si riprende il suo posto sul palco, e lo fa da par suo, con passo di sghinbescio e travolgendo ogni barriera, presentandosi perentoriamente in una delle sue più tipiche forme e allegorie, quella di un’epidemia trionfante, senza possibilità di contrasto.
Nessuno, almeno in Occidente, era più abituato a contare quotidianamente i propri morti, strappati via con furia indiscriminata, scelti senza giudizio o merito, come sotto un bombardamento aereo o in un attacco a gas. Solo gli anziani lo sapevano fare, loro che non pensavano di dover davvero rivedere tutto questo...
Nessuno ha potuto guardare senza orrore i volti degli intubati nelle - in effetti - rare immagini che trapelavano dai reparti di terapia intensiva.
E di nuovo poi le file delle bare in grandi non-luoghi, adibiti a centri di raccolta. Funerali sommari.
Per il contagio bastano pochi istanti.
Ci sono persone asintomatiche. Nulla è visibile, nulla è certo.
 
Di fronte a questo ritorno prepotente, l’Uomo della civiltà avanzata non è pronto.
Le immagini della Morte lo sconvolgono, la possibilità del contagio lo spaventa, l’isolamento lo mette di fronte ad uno specchio - se stesso - in cui non è abituato a guardare.
Molti telefilm, molto Zoom e Whatsapp non bastano a seppellire l’inquietudine, il vuoto interiore, le domande senza risposta.
Fare finta, fare qualcosa freneticamente ogni giorno, buttarsi a capofitto anche verso il pericolo non basta. Per fortuna, in realtà...
Non si può vivere per riempire le giornate, e viceversa.
Troppo rimane senza risposta, inindagato.
 
Le Religioni, la Filosofia e le loro sorelle minori sono esplicitamente nate per cercare quelle risposte, secondo delle specifiche Vie. E’ vero poi, ammettiamolo, talvolta hanno anche cercato di barare, di rovesciare l’ordine, di prendere loro il controllo: ed è stato così che talvolta l’uomo si è ritrovato al servizio delle Religioni e non le Religioni al servizio all’Uomo; e così anche le Filosofie, ma questa è un’altra vicenda ancora.
 
Il ritorno perentorio della Morte accanto a noi, la sua improvvida fuga da dove la avevamo relegata rimette in gioco domande che ogni persona sa che non può, non deve trascurare.
Per se stesso, per la Vita, per quella scintilla, mistica e nobile, che la Vita è e che l’uomo sa essere.
Per tornare a saper dare, ciascuno di noi, una propria risposta alla Morte, magari incompleta.
Sia essa la propria morte, sia quella di chi si ama, quella di chi si odia, quella degli altri ancora.
 
Nessuno dovrebbe essere solo, di fronte a certe ‘cose’, a certe grandezze, a certi momenti.
Telefilm e letture non bastano. Né potrebbero.
Solo l’incontro con un altro, con la sua Voce e presenza, solo il dialogo, hanno il potere di aprire, di squarciare il velo, di aiutare a trovare delle verità per sé, un momento che induce la Speranza, che accende la luce.
 
Ecco perché abbiamo pensato, malgrado tutto, di avere il coraggio di aprire una linea di Ascolto e Dialogo, dove persone appartenenti a diverse Vie religiose, a sistemi e Filosofie differenti possono essere interlocutori per tutti coloro che sanno che non possono, che non devono essere soli.
Nemmeno in quel giorno. Nemmeno per provare a capire. Nemmeno per darsi delle risposte.

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