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Perché sono cattolica

san pietro 2Dopo una giovinezza trascorsa lontano dalla Chiesa e nel turbine degli avvenimenti che hanno caratterizzato gli anni sessanta e settanta, e dopo aver sperimentato le diverse suggestioni esistenziali, politiche e culturali del mio tempo, Oriente compreso, in tempi di maggior maturità sono tornata alla Chiesa, e decisamente alla Chiesa Cattolica.
Questo per varie ragioni.

Innanzitutto, essendo mia professione la filosofia, lo stesso ragionamento metafisico, dal quale non mi ero mai allontanata per istintiva affezione, mi ha naturalmente ricondotta all’umiltà umana e all’insondabilità del divino. E piano piano ciò mi faceva scoprire con stupore crescente l’opera mirabile della Rivelazione.
Si trattava ovviamente di passare dal Dio filosofico, l’Essere supremo, astratto, al Dio personale, al Dio con noi. Il Dio cristiano, che, proprio perché Dio, non è un’astrazione, non è solo una meta dei nostri sforzi, non è solo profondamente intimo in noi, ma è il Dio che viene incontro, che cerca, che chiama, che si rivela in ciò che è essenziale, che si incarna, soffre e muore con noi e per noi; che ama infinitamente e perciò infinitamente vuole la nostra salvezza.

Dunque, il Cristianesimo. Ma perché cattolica?
Perché in primo luogo cattolica sono nata (e di cultura latina, per cui non avrei potuto stringermi alla nostra gemella Chiesa Ortodossa) e questo non posso considerarlo accidentale. Se una cosa mi ha insegnato la filosofia, è quanto poco si possa sapere -nel senso del dominio del conoscere, quanto sia futile fruire di suggestioni rapsodiche - e dunque quanto sia importante immergersi nel mistero sconfinato di cui siamo parte.
Un secondo motivo è il durissimo lavoro di revisione storica, sia delle vicende umane sia del corso del pensiero, che ha caratterizzato la mia professione, provenendo però da dubbi e disagi molto remoti già nella mia infanzia.
Questo mi ha portato a rivisitare le antiche forme di sapienza e rivalutare profondamente la tradizione, mentre nel contempo rovesciavo gli abituali parametri di lettura della Modernità, ritrovandovi, anziché evoluzione, vie sbagliate. Purtroppo vie sbagliate che attengono anche a buona parte della Cristianità: sia nel campo protestante, che anzi ha prodotto forse i più fecondi germi del moderno, sia, e in crescendo, in quella Cattolicità di maniera che non ha esitato a svendere la sua cultura, per altro ampiamente ignorata, assumendo progressivamente i modelli estranei del mondo secolarizzato.
Dunque sono cattolica anche per la straordinaria bellezza di una dottrina che nelle sue formulazioni dogmatiche rasenta la perfezione della ragione umana, essendo rimasta estranea alla separazione della fede dal sapere tipica della Modernità, e nella stupefacente complessità del suo dipanarsi non può che suscitare la ragionevole convinzione della presenza di Cristo nella Sua Chiesa, così sempre soggetta al peccato e così sempre santificata da Cristo stesso.

Un altro segno per me straordinario della Verità di Cristo depositata nella Sua Chiesa è la bellezza del culto, della liturgia, dei paramenti, dei templi, unita alla custodia di una ricchezza simbolica che, pur sempre meno apprezzata, è tuttavia fonte insostituibile di vita e sapienza. L’arte nasce sempre sacra, e nessuna istituzione al mondo come la Chiesa Cattolica l’ha fecondata e fatta proliferare.
La bellezza in tutte le sue apparizioni è veicolo immediato della trascendenza. Essa parla direttamente all’intimità dei nostri sensi e sentimenti di quell’infinita magnificenza, di quella pienezza ridondante, di cui abbiamo perenne nostalgia. Che il popolo dei fedeli, anche i più poveri e reietti, siano immersi in questa terrena beatitudine, ne fa non solo veicolo ma dono impagabile dello Spirito allo spirito.
In tempi ancora non sospetti mi chiedevo come mai fossero motivo d’orgoglio l’agghindamento della metropolitana popolare della Mosca sovietica coi tesori degli zar e nel contempo lo spoglio delle nostre chiese fino al più laido squallore. Anche per questi motivi non posso intimamente comprendere il Protestantesimo; che, anziché fornire nutrimento attraverso tutti i canali della sensibilità incarnata allo spirito, ne lo depriva.

Un’altra ragione sottile sta nel mio sentimento critico nei confronti dell’argomentazione, già ricorrente nelle eresie medievali e che è alla radice dei moderni movimenti rivoluzionari, del cosiddetto ritorno alle origini. Un’esigenza che si è acuita nel seno dei processi di modernizzazione, proprio perché questi operano in termini di sradicamento costante. Ma in realtà quell’opera di sradicamento spesso avviene proprio in nome del ritorno alle origini: qualcosa che torna prepotentemente ai giorni nostri col fondamentalismo islamico.
Per la verità un po’ di discernimento ci farebbe vedere da un lato la superbia di voler smantellare la storia essendovi dentro; dall’altro, poiché il tempo è un dono al mondo e non una condanna e dunque non ha senso volerlo arrestare o invertire, che l’origine, ovvero il principium, è sempre presente nella continuità della tradizione ininterrotta. Una tradizione che è tale proprio nel suo costante attingere alla Verità e nel riproporla nel tempo di volta in volta presente.
Naturalmente ci vogliono animi non impazienti di autoaffermarsi, e capaci di accogliere con umiltà e dedizione gli insegnamenti al fine di farli propri.

Sono cattolica anche fortemente perché la Madonna è con noi.
La mia sofferenza acuta nel vivere lo spezzone di civiltà più intimamente ostile al femminile (e in fondo all’umano) che mai si sia dato, ha trovato pace e conciliazione solo in questa fede che accoglie e rivela lo splendore dell’altra metà del Cielo. Maria figlia, sposa e madre di Dio mi parlò al femminile dell’umanità perfetta nell’Amore divino, del suo ruolo salvifico in unione col Creatore, della tenerezza materna di Dio, del Suo Amore sponsale per la creatura.
Trovo meraviglioso e unico che la Chiesa nel suo clero si viva sposa di Cristo, segno dell’umanità tutta. Non devo spingermi lontano per trovare l’unità degli opposti nella sua configurazione più completa e originaria di maschile e femminile: la Vergine incoronata, Regina del Cielo e della Terra, corredentrice accanto al suo Padre, Sposo e Figlio, circonfusa della Gloria di Dio è la narrazione più perfetta del rapporto tra umano e divino.

Mi rendo conto che il mio sentire e pensare sono oltremodo controcorrente, avendo io in odio fin dall’infanzia i compromessi del mondo e quelle sciagurate correnti in discesa che sono le mode. Ma nel mio piccolissimo, nei miei molti errori e confusioni, non ho mai accettato di dismettere lo spirito pensante che mi è stato donato come persona umana. Per cui non mi spaventa l’idea che si vadano realizzando le profezie di una Chiesa perseguitata, incompresa, anche minata al suo interno, che si avvia come minoranza alla resa dei conti finale. Laddove però la promessa di Cristo, Re della storia, ci vincola di fedeltà e speranza al non praevalebunt.
Dalla prospettiva escatologica anche discende la fedeltà al precetto cristico della fratellanza, che però a mio avviso può e deve esprimersi propriamente e solo nel rapporto tra uomo e uomo e non tra le dottrine o gli istituti stabiliti nel mondo dagli uomini.

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