Noi siamo con Willy

di Noi Siamo con Voi

 

willy

Noi siamo con Willy, e con tutti coloro che, anche in forme meno estreme, sono stati vittime in questo periodo di atti di violenza che è ormai del tutto riduttivo chiamare bullismo. Neppure è appropriato riferire tali atti a una matrice politica, ancorché inconscia: innanzitutto – lo ricordiamo come esponenti delle diverse culture religiose – perché vanno comunque sempre ricondotti alla personale responsabilità di chi li compie;  poi perché quel che affiora è in ogni caso molto più profondo - atavico e insieme più che mai moderno.
Sotto un certo aspetto si tratta di pulsioni che da sempre albergano nell’animo umano, che i sistemi del passato hanno in vario modo incanalato e di volta in volta contenuto oppure esaltato e spinto all’estremo: non si può ignorare quanta parte di storia umana sia intessuta di crudeltà analoghe allo scempio che del corpo di Willy hanno fatto i suoi carnefici. Il fatto che alla coscienza odierna non siano più accettabili è segno di una sensibilità etica molto maggiore di quel che si voglia comunemente riconoscere.
Sotto un altro aspetto bisogna invece capire che tale sensibilità incontra una difficoltà crescente a trovare le forme in cui esprimersi. La crisi comunque indiscutibile delle religioni, o almeno dei loro assetti tradizionalmente consolidati, e la crisi delle ideologie laiche, le quali per qualche tempo ne hanno preso il posto, lascia soprattutto gli strati sociali culturalmente più deboli  in quello che è comunemente inteso come un deserto valoriale. Che non è in realtà un deserto, ma la difficoltà a trovare forme socialmente accreditate in cui riconoscere un bisogno di senso comunque sempre e forse più che mai presente. La conseguenza è per alcuni, o anche molti, una vera e propria regressione antropologica verso la forma più elementare: cioè la sopraffazione e la violenza pura. Ma si deve anche vedere che per altri, come emblematicamente Willy, c’è la generosa disponibilità a mettere in gioco la vita stessa per un senso molto vivo di ciò che costituisce la comune base umana, nutrito non a caso dalla fede religiosa.
Dovrebbe essere evidente da tutto ciò che quello a cui la società è chiamata è soprattutto un compito educativo, che non può certo ridursi ai programmi di prevenzione del bullismo. C’è bisogno di assumersi un compito educativo globale, all’interno del quale andrebbe dedicata particolare attenzione alla crisi di identità che stanno soprattutto vivendo i giovani maschi, a fronte di cambiamenti culturali sconvolgenti rispetto ai modelli del passato e senza per lo più valide alternative in cambio. Sotto un diverso aspetto, questo è drammaticamente segnalato anche dall’altro gravissimo episodio di questi giorni: la morte, provocata dal fratello, di Maria Paola Gagliano, colpevole di una relazione che fuoriusciva dai canoni tradizionalmente considerati accettabili.
C’è una grave sofferenza in queste giovani generazioni, rispetto alla quale non ci si può permettere di rimanere insensibili. Il perdono che la famiglia di Willy ha accordato ai suoi assassini ci impegna moralmente tutti.

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